Luca Postiglione, La Crocerossina della Prima Guerra Mondiale

Autore:POSTIGLIONE LUCA

N. - M. :Napoli, 1876 - 1936

Tecnica:Olio su tela

Misure:32,5 x 41 cm

Classificazione: Figure, Figurativi, Oli, Paesaggi, Antichi

Note Critico - Biografiche

Luca Postiglione

Napoli, 1876 – 1936

 

La Crocerossina della Prima Guerra Mondiale

Opera di Luca Postiglione olio su tela 32,5x41 cm, che raffigura una crocerossina della Prima Guerra Mondiale, simbolo di dedizione, sacrificio e umanità. La figura femminile emerge con intensità emotiva e delicatezza pittorica, rappresentando non solo un ritratto, ma anche un documento storico e sociale dellepoca. Il quadro unisce realismo e sensibilità artistica, restituendo dignità e centralità al ruolo delle donne nella storia.
Olio su tela 32,5×41 cm

 

 

Luca Postiglione è un pittore considerato tra i grandi a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento napoletano. Ingegno libero, ricco di fantasia e di arguzia, aperto ad ogni tipo d’interesse, Postiglione ha vissuto in una dimensione che non era più quella del suo tempo. Di qui una scelta anacronistica e malinconica dell’esistenza, alla quale non è estranea la sua pittura, spesso fatta di trasparenze ambrate, al limite del virtuosismo. Di fatto ha avuto una vita molto breve e difficilmente è reperibile sul mercato. Maestro del colore e di suggestive atmosfere, ha avuto molta fortuna presso i maggiori collezionisti italiani ed esteri.

 

 

BREVE VIDEO DI PRESENTAZIONE DELL’OPERA:

 

 

 

LUCA POSTIGLIONE

Non conoscevo don Luchino Postiglione: avevo letto le sue poesie e le sue nitide prose di «Disegni a carbone», e sentivo spesso parlare di lui dai miei amici Schettini e Jacobelli; ma non l’avevo mai incontrato.

Un giorno (si tratta di molti anni fa) mi trovavo nella redazione della «Ruota di Napoli», un vivacissimo giornale letterario, cui collaboravano Bontempelli, Gallian, Artieri, Er­nesto Grassi, Pasquale Ruocco, Paola Masino, Alfredo Schettini, il sottoscritto e tanti altri giovanissimi scrittori: la piccola stanza che fungeva da redazione era deserta: non vi erano che poche sedie, piuttosto sgangherate, ed un tavolo ingombro di giornali.

Ero tutto intento a correggere le bozze di stampa di un mio racconto, quando, di improvviso, la porta si apre e vedo entrare un signore accuratamente vestito, di media statura, grassotto, dal volto roseo, con due folte basette da torero: sotto la giacca ampia a doppio petto – che gli conferiva una certa aria tra banchiere e attore da «café-chantant» – i calzoni a quadrettini bianchi e neri, aderenti alle gambe e stretti all’estremità.

Mi chiese, quasi con timidezza, del direttore Mancuso e del redattore-capo Jacobelli. Risposi che erano in tipografia e che sarebbero tornati nel pomeriggio.

Invece di andar via sedette presso il tavolo. Poi commentò: — Ho camminato troppo. Vengo dall’«Infrascata».

L’osservai con viva curiosità; ed infine gli chiesi: — Ma lei non è per caso il poeta Luca Postiglione?

Mi guardò, sorpreso: — Sono proprio io. E lei?

Gli dissi chi ero, ed egli allora, forse per eccesso di cortesia, esclamò: — Sono proprio contento di conoscerla. Io leggo con molto interesse i suoi racconti.

Rimasi confuso e commosso.

Ma egli continuò: — Sono pieni di umanità e di poesia.

Lo interruppi quasi bruscamente: — Non mi confonda. Parliamo piuttosto di lei. Da anni desideravo conoscerla. Ho letto i suoi «Disegni a carbone». Che bella prosa! Ho letto e riletto le sue poesie.

Ed incominciai subito a declamarne qualcuna:

 

Vurrie tenè vint’anne,

vularria ca fosse abbrile

e Sufia spannesse ‘e panne,

n’ata vota, int’o curtile …

P”o curtile antico e allero,

comm’a tanno, chino ‘e sole,

svulazzassero ‘e palomme,

s’abbuffassero ‘e llenzole …

 

Mi ascoltò con viva attenzione, quasi commosso. Poi mi disse: — Noi dobbiamo conoscerci meglio. Mi venga a trovare qualche volta. Vorrei pubblicare il volume defi­nitivo delle mie poesie. Sono troppe quelle che ho scritte. Ridurle ad un numero esiguo. È necessario. Pensi a Leopardi: trentanove canti!

La conversazione fu lunga e cordiale. Fu una reciproca confessione. Poi uscimmo all’aperto. La primavera trionfava. Le strade piene di sole. Alla fine ci accomiatammo. — Mi venga a trovare! —

Non ci andai. E da allora non lo vidi più.

PIERO GIRACE
“Artisti Contemporanei”. Editrice E.D.A.R.T., 1970

 

 

 

 

 

 

MarcianoArte, galleria d’arte e cornici, Napoli

Salvatore Marciano

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