Mortier, Napoli

Autore:MORTIER Pierre

Disegnatore:Bastiaen STOPENDAAL (1630 - 1705)

Incisione:Pierre MORTIER (1661 - 1711)

Editore:Rutgert Christophle Alberts

Tecnica:Acquaforte

Periodo:1704 Amsterdam

Misure:43 x 102 cm

Soggetto:Napoli

Note Critico - Biografiche

Napoli

 

Stampa antica con cornice "Napoli" di Pierre Mortier
Pierre Mortier da Bastiaen Stopendaal, “Napoli”, acquaforte del 1704.

 

Stampa antica "Napoli" di Pierre Mortier
Pierre Mortier da Bastiaen Stopendaal, “Napoli”, acquaforte del 1704.

 

Stupenda e rarissima tavola raffigurante la veduta di Napoli dall’alto.

Pierre Mortier pubblica ad Amsterdam nel 1704 la sua opera “Nouveau theatre d’Italie” che comprende questa bellissima acquaforte della veduta di Napoli a volo d’uccello. L’incisione su rame originale è quella di Bastiaen Stopendaal del 1663. La tavola di Stopendaal non ha leggenda, la ristampa di Mortier, ne ha una con 29 riferimenti, oltre ad alcuni toponimi indicati direttamente sul luogo.

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La veduta di Napoli: Baratta – Stopendaal – Mortier

Realizzata in due rami all’acquaforte nel «1653», come si può leggere in un piccolo cartiglio disposto sulla scarpa di Castelnuovo, l’incisione di Bastien (o Bastiaen) Stopendaal è stata per molto tempo considerata come la fonte topografica per eccellenza, per la conoscenza dell’aspetto della città seicentesca, ma questo merito va ormai ascritto alla precedente veduta Baratta, da cui l’incisore olandese ha tratto appunto la sua versione ridotta (un quarto della superficie originaria). Tale riduzione, estremamente accurata, dove’ essere condotta direttamente da un esemplare della grande veduta del 1629, forse a mezzo di pantografo o compasso rapportatore; essa ebbe l’intermediazione di un nuovo disegno generale, che si potrebbe forse riconoscere nel disegno Christie’s, come proposto. È da notare, in proposito, che alcune misurazioni effettuate per confrontare i rapporti interni tra il disegno e la veduta sono risultate singolarmente esatte. In particolare, è da osservare che l’asta della bandiera di Castel dell’Ovo è allineata all’asse del campanile dei Camaldoli, mentre il rapporto tra la distanza asta bandiera-asse lanterna del Molo (autentica «base» della rappresentazione) e l’intera lunghezza della delineazione topografica, nel disegno e nell’incisione, risulta perfettamente rispettato. Il Bénézit indica il 1637 come anno di nascita dell’artista, il che sembra poco verosimile, dato che egli avrebbe eseguito l’importante incisione di Napoli all’età di soli sedici anni. L’incisione di Napoli troverà, come era accaduto per la veduta Baratta, un tempestivo riscontro in una veduta di Genova, delineata da un D. Stopendaal (Daniel), forse parente di Bastiaen (il figlio è Hermanus), edita da Van der Aa nel 1704. Una ristampa del rame originario di Napoli è quella di Pierre Mortier, ad Amsterdam, senza altre note tipografiche. È probabile che la veduta di Bastiaen facesse parte di una raccolta blaeviana; certamente il Mortier, oltre ad avere pubblicato mappe di Sanson e Jaillot, lavorò per N. De Fer e F. De Wit, dal quale acquistò nel 1706 un fondo di lastre, come anche opere di Jansson dallo Schenk e lastre di città di Blaeu.

Anche se la priorità spetta dunque ancora una volta al Baratta, nella scelta della particolare angolazione della veduta topografica e nel minuto descrittivismo che l’anima, l’incisione dell’artista olandese, com’è accaduto in altri casi, riesce elegante e proporzionata nel chiaroscuro, oltre che vivamente plastica e veridica, illuminata com’è da una luce del tutto verosimile. L’equilibrata delineazione e l’assoluta padronanza del mezzo da parte dell’artista fiammingo si impongono cioè come qualità espressive al di là dei pregi strettamente topografici della veduta, facendone uno dei più vivi «ritratti» della Napoli del tempo.

Mentre l’originale di Bastiaen non ha legenda, la ristampa del Mortier, oltre l’aggiunta dell’orientamento, ne ha una molto breve (solo 29 riferimenti), palesemente ricavata sul bordo inferiore del vecchio rame, oltre ad alcuni toponimi indicati direttamente sul luogo. Tra i riferimenti è da segnalare la «place des librairies», presso la chiesa di S. Biagio dei Librai, ad indicare più che un toponimo, un luogo ormai deputato al commercio dei prodotti a stampa.

Giulio Pane

da “La Città di Napoli tra vedutismo e cartografia. Piante e vedute dal XV al XIX secolo” Grimaldi & C. Editori – Napoli, 1987

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Le diverse edizioni della veduta di Napoli

Intorno alla metà del ‘600 assistiamo in Olanda ad una competizione tra editori di opere cartografiche che si contendono il mercato internazionale degli atlanti e delle opere storico-geografiche che non trova riscontro negli altri paesi europei. A questo particolare clima editoriale, nel quale spesso le questioni commerciali si dirimevano nelle aule dei tribunali a causa dei plagi e dei privilegi non rispettati, si deve la presenza di una veduta tratta da quella di Alessandro Baratta, opportunamente ridotta, in uno degli atlanti di Joan Blaeu (1596-1673). La veduta di Jan van de Velde che, come si è osservato, è stata copiata più volte fino ai primi decenni del XVIII secolo, viene scartata dal Blaeu a favore del prodotto napoletano, per molti aspetti superiore e certamente «diverso». In un ambiente tipografico agguerrito ed in continuo fermento uscire con un’opera nuova e spiazzare la concorrenza significava acquistare o mantenere una posizione di mercato. La veduta del Baratta è il prodotto ideale: si inserisce a pieno titolo nel vedutismo europeo e, data la scarsa diffusione dell’opera, è ancora una grande novità a trent’anni dalla sua pubblicazione.

Il Blaeu inserisce la veduta di Napoli nel suo Theatrum civitatum nec non admirandorum Neapolis et Siciliae Regnorum pubblicato ad Amsterdam nel 1663, che costituisce il terzo volume dei suoi atlanti di città dedicati all’Italia. Il volume relativo al regno di Napoli è l’ultimo pubblicato da Joan Blaeu prima del tremendo incendio del 1672, gli ultimi due, relativi al Piemonte ed alla Savoia furono pubblicati dagli eredi nel 1682.

La veduta fu incisa all’acquaforte, su due lastre di rame, da Bastiaen Stopendaal, che fece della veduta del Baratta un pezzo artistico di grande valore. Gli stessi rami furono utilizzati da Petrus (Pieter) Mortier (1661-1711) nel 1704 nel terzo volume del Nouveau theatre d’Italie… contenent les Royaumes de Naples et de Sicile. Il Mortier provvede ad eliminare il nome dello Stopendaal dalla lastra e ad aggiungere il suo. Una ulteriore stampa degli stessi rami, con lievi ritocchi, apparve nel 1724 nell’edizione del Nouveau theatre d’Italie pubblicato a L’Aia (‘s Graavenhage) da Rutgert Alberts.

Con la pubblicazione della veduta di Napoli in tali atlanti l’opera del Baratta raggiunse una diffusione inaspettata ed imprevedibile, anche se bisogna notare con un certo rammarico che il nome dell’autore non compare in alcuna delle edizioni. Questa circostanza ha portato spesso ad identificare la veduta del Baratta con quella dello Stopendaal. Ma anche la veduta di van de Velde subì la stessa sorte: le copie, pubblicate nella stessa nazione d’origine del van de Velde, non recano mai il suo nome.

Vladimiro Valerio

da “La Città di Napoli tra vedutismo e cartografia. Piante e vedute dal XV al XIX secolo” Grimaldi & C. Editori – Napoli, 1987

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PIERRE MORTIER

Pierre Mortier (Amsterdam, 1661 – 1711), un francese, ha istituito una casa editrice di Amsterdam intorno al 1685 e pubblicato o ristampato le mappe da alcuni dei grandi cartografi francese e olandese del tardo XVII e XVIII secolo, tra cui Guillaume de L’Isle, Carel Allard, Jan Jansson e Joan Blaeu. Dopo la morte di Mortier nel 1711, la famiglia ha continuato l’attività e poi si è unito con Johannes Covens per formare la società Covens e Mortier, che ha continuato anche a pubblicare mappe e stampe di Mortier.

 

 

 

 

Marciano Arte galleria d’arte e cornici, Napoli

Salvatore Marciano

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