Tommaso Cascella, Nel flusso del vino

Autore:CASCELLA TOMMASO

N. - M. :Roma, 1951

Tecnica:Tecnica mista e collage su cartone

Misure:81,5 x 60 cm

Anno:2011

Classificazione: Moderni, Altre Tecniche, Astratti

Note Critico - Biografiche

Tommaso Cascella

 

Roma, 1951

 

 

Nel flusso del vino

Foto del quadro astratto del grande artista Tommaso Cascella, tecnica mista e collage su cartone 81,5x60 cm del 2011 dal titolo "Nel flusso del vino". I colori usati sono l'azzurro, il blu, il grigio chiaro.
Tecnica mista e collage su cartone 81,5×60 cm del 2011

 

L’opera è firmata, con titolo, data e numero di catalogazione a tergo: “Tommaso Cascella, 2011, Nel flusso del vino, cat.40/11”. 

 

 

Tommaso Cascella nasce a Roma nel 1951 dalla pittrice Annamaria Cesarini Sforza e dallo scultore Pietro, ha dipinto sin da bambino negli studi di suo padre e di suo zio Andrea. Dopo gli studi liceali si è iscritto alla Facoltà di Architettura che ha frequentato per alcuni anni. Nel 1973 apre la stamperia d’arte Etrusculudens, in stretto contatto con Sebastian Matta e, insieme alla sua prima moglie Emma Politi, si è occupato per lungo tempo di editoria. Nel 1981 fonda la rivista di Arte e Poesia “Cervo Volante”. La direzione dei primi numeri è affidata al poeta Adriano Spatola, in seguito sarà di Edoardo Sanguineti e Achille Bonito Oliva. Cervo Volante chiuderà le pubblicazioni nel 1984.

1985   Milano – Prima mostra personale alla Galleria di Luigi De Ambrogi     

1992   Belluno – Mostra retrospettiva al Palazzo Crepadona              

1992   Modena – Mostra alla Galleria Civica                  

1992   Gubbio – XXI biennale di scultura                  

1995   Roma – Nominato Accademico per la scultura all’Accademia di San Luca     

1996   Roma – Presente con la scultura Cielo alla XII Quadriennale di Roma      

2002   Certaldo – Assedio, mostra retrospettiva al Palazzo dei Priori                  

2006   Pietrasanta – Il linguaggio dell’iride, mostra retrospettiva nei Chiostri di S. Agostino     

2010   Venezia – Presente alla Biennale di Venezia con la scultura Cielo rovesciato   

2012   Roma – Incontro con il Maestro Tommaso Cascella, Consiglio di Stato     

2016   Roma – Nominato Accademico dall’Università Roma Tre       

2016   Perugia – Nominato Accademico di Merito all’Accademia di Belle Arti  

Ad oggi ha realizzato circa 150 mostre personali tra cui importanti esposizioni in Cina e partecipato ad otre 400 collettive. Tommaso Cascella è presente in numerosi musei e importanti collezioni private.                 

      

 

 

 

TOMMASO CASCELLA

Alcune recenti opere di Tommaso Cascella sono riferite alla dimensione del cielo, non solo per la scelta dichiarata dai titoli o dal mitico colore della notte, quanto per l’intuizione di uno spazio dilatato, insondabile, all’origine dello sguardo. Mentre passava attraverso canti d’amore tenuti a mezza voce e bianche numerazioni di geometrie astratte, Tommaso Cascella ha esplorato il paesaggio primordiale dell’occhio in pieno accordo con la mano che incontra la materia senza mai tradirla, assimilata a tal punto da lasciarla fluire nella sua prima apparizione. Non sono cieli carichi di stelle quelli che l’artista va fissando in queste nuove metafore della pittura, sono misteriose distanze tra lo spazio degli astri e i limiti del tempo che li racconta, senza mai esaurire l’orientamento dei desideri pittorici. In effetti, per poter scegliere di sconfinare nella dimensione rarefatto delle costellazioni astratte non significa per Tommaso Cascella aver dimenticato alcuna delle suggestioni polimateriche di cui s’è nutrito la sua pittura in questi anni di ricerche realizzate. Libero di spaziare su diverse tentazioni, in rapporto con poeti e letterati, ma pur sempre vicino all’istinto inconfondibile del pittore, l’artista s’è dato all’invenzione di nuove strutture materiche, alla percezione sonora dei colori che s’accendono sulla superficie come bagliori mai visti, ignoti e primordiali in ogni punto del loro farsi immagine. Lo spazio è costruito dai margini al centro con tensione di forme geometrizzate, i segni sono disarticolati come una semina dentro tutta l’ampiezza del quadro, i gesti emblematici comunicano la magia di un colore senza fine, silenzioso, arcano. tutto ciò conferisce all’immaginazione dei cieli una solida struttura che i ferri, dipinti o naturali, fortificano come una primaria iconografia del mondo. La pittura del presente interroga il grado zero dei materiali, la presenza dei cosiddetti archetipi, il ritorno alle radici del Mito come fonte di segni che risalgono all’inconscio. Di questo dinamica fin troppo esplicita e risaputa Cascella è dunque partecipe, ma quello che conta avvicinare nella attuale destinazione del suo immaginario è quell’opera di scavo, di immersione nella memoria dei segni come presagio di opere future, di immagini che camminano senza sosta nel cerchio magico della rappresentazione. L’artista si fa carico di tutte le nuove apprensioni del linguaggio, fino a sormontare il muro che sta di fronte, implacabile e statico come una visione oggettiva che va infiammata. Nel momento in cui l’artista costruisce le forme del cielo o della terra gravita tutt’intorno alla superficie e quasi le sommuove dal loro stato di inerzia, per dar corpo e voce al cuore primordiale dell’immagine. L’iconografia possibile, dall’origine celeste alle viscere terrene, è espressa nella supremazia polimaterica della pittura, nel farsi luogo di evidenze tattili del colore, nel costituirsi come costruzione plastica che tuttavia non abbandona la superficie, il suo incanto bidimensionale, quel soffio che può staccare le forme dal piano ma non può vederle fuggire altrove. Esse sono infatti sospese, in bilico, appena mosse da vibrazioni d’ombra che disegnano sul piano altre mutazioni di sguardo, un diverso slittamento tra forma e forma. É significativo il fatto che la durezza compositiva dei ferri dialoghi con l’atto sensitivo del dipingere in un clima che lascia vedere atteggiamenti da scultore, come può averli un pittore che ama fino in fondo i materiali della pittura. Scultura non è infatti per Tommaso Cascella un gesto di estraneo ma una ulteriore possibilità del dipingere, in presenza di materie riconquistate all’impulso costruttivo del colore. Le sculture fatte con ferro dipinto sono organismi che vibrano nell’aria, con tutta la loro immobilità, con il loro modo di occupare lo spazio senza esserne dominate. Sono sculture che vogliono rientrare nella pittura, perché essa le ha fatte nascere in quel pensiero, e alla superficie tendono nel loro naturale disporsi sulle tre dimensioni. Non è stata dunque una sorpresa vedere e rivedere questa pittura nutrita di sconfinamenti, di superfici sovrapposte, di margini amplificati verso la parete d’appoggio oppure dettagli di forme balzate fuori dal piano. E d’altro lato è stato naturale scorgere le icone geometriche affondate dentro le terre, i colori diventano impronte di forme immateriali, i segni tracciati lungo traiettorie instabili, intuite prima ancora che conosciute. Tra cieli e terre, tra sogni e concrete illusioni dello spazio si ha l’Impressione che tutte queste membra sparse siano sempre e comunque riunite dall’abilità dell’artista di vederle insieme, orientate in una lettura unitaria, verso una sintesi che contrasta con l’apparente eterogeneità dei singoli frammenti. Questo carattere si apprezza ancor meglio nelle opere di piccola dimensione o nella misura particolare dei disegni, appunti veloci e duraturi di un mestiere in cui l’esercizio della pittura riconosce sé stesso giorno dopo giorno, per processi di invenzione minima, per immagini colte al volo, sottratte ai grandi ritmi della composizione per farsi strumenti immediati della vista e del tatto, luoghi di ascolto dei movimenti primari dell’immagine. Così non si può esitare di vedere in queste ultime prove di Tommaso Cascella il senso di una energia nascosta e invisibile che si sprigiona nei pieni e nei vuoti delle terre, nelle tracce di argilla dei paesaggi primordiali, nella dimensione dei cieli ferrati, sottoposti all’attrito delle intemperie, solidi eppure così instabili nella mente immaginosa dell’artista che non sa stabilire punti precisi ma infiniti luoghi primitivi della materia.

Claudio Cerritelli, 1991

 

 

 

 

DA UN’INTERVISTA A TOMMASO CASCELLA:

Cos’è per te la tela?

Uno spazio dove voglio cogliere una porzione del tutto come fossero dei “fotogrammi” che racchiudono solo quel che entra nella geometria del riquadro. In realtà il dipinto potrebbe essere infinito in tutte e quattro le direzioni. I segni neri, alle volte, indicano proprio questa idea di prosecuzione e dove, quasi sempre, è presente l’intreccio del DNA o il segno dell’infinito a suggerirci il mistero nel quale siamo immersi.

Ultima domanda, discendente da una famiglia di artisti, tua madre pittrice e tuo padre scultore, l’arte è un fattore determinante dei Cascella, la tua passione per l’arte oltre ad averla assorbita da bambino ha altre radici?

Indubbiamente la mia famiglia è il punto di partenza, ma sin da giovane ho stretto rapporti coni grandi del ‘900, artisti che mi hanno fatto da maestri. La mia pittura diventa anche una dichiarazione d’amore per loro, una mia “cifra” che ci porta al passato prossimo del ‘900 ma anche alle primordiali figure degli albori dell’umanità.

 

 

 

 

 

Marciano Arte, galleria d’arte e cornici, Napoli

 

 

Salvatore Marciano

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