Autore:BARISANI RENATO
N. - M. :Napoli, 1918 - 2011
Tecnica:Plexiglass su tela di juta applicata su tavola
Misure:50 x 70 cm
Anno:2001
Classificazione: Moderni, Altre Tecniche, Astratti
Quest’opera rappresenta in modo esemplare la ricerca matura di Renato Barisani artista, protagonista dell’astrazione geometrica italiana. Su una tela neutra emerge una forma ondulata in plexiglass rosso, lucida e precisa, che attraversa lo spazio con ritmo e tensione dinamica. L’uso sapiente del plexiglass, materiale che l’artista impiega fin dagli anni Sessanta, crea effetti percettivi mutevoli a seconda della luce e del punto di vista, coinvolgendo attivamente l’osservatore. In Onda rossa convivono equilibrio costruttivo e energia visiva: una sintesi tra geometria e poesia astratta che caratterizza tutta la produzione di Barisani, anche nelle sue fasi più tarde.
“Onda rossa” di Renato Barisani
Renato Barisani è una delle figure più coerenti, rigorose e visionarie dell’arte italiana del Novecento. Pittore, scultore e instancabile sperimentatore, ha attraversato oltre sessant’anni di storia artistica mantenendo un linguaggio personale e riconoscibile, fondato su un equilibrio sapiente tra razionalità geometrica e tensione poetica. La sua opera rappresenta un ponte ideale tra la cultura figurativa tradizionale e le più avanzate ricerche dell’avanguardia, contribuendo a costruire un’immagine moderna e internazionale della scena artistica napoletana.
Renato Barisani nasce a Napoli nel 1918, in un ambiente artistico ancora profondamente legato alla pittura di tradizione ottocentesca. Fin da giovanissimo manifesta una naturale inclinazione per il disegno e la pittura, che lo conduce all’Accademia di Belle Arti di Napoli, dove entra in contatto con maestri e compagni destinati a rinnovare il panorama artistico partenopeo. Gli anni della formazione coincidono con un periodo storico complesso, segnato dal regime fascista e dalle tensioni che precedono la Seconda guerra mondiale. In questo contesto Barisani guarda con interesse alle avanguardie europee — dal Futurismo al Costruttivismo, dal Cubismo al Neoplasticismo — maturando presto la convinzione che l’arte debba esprimere i cambiamenti profondi della modernità.
Mentre molti suoi coetanei restano ancorati alla figurazione o al verismo locale, Barisani artista sceglie consapevolmente la via dell’astrazione come terreno privilegiato di ricerca. Questa decisione segnerà l’intero arco della sua carriera, rendendolo uno dei pionieri dell’astrattismo geometrico nel Mezzogiorno italiano.
La fine della guerra rappresenta un momento di svolta. L’Italia cerca linguaggi nuovi per esprimere la ricostruzione e il desiderio di futuro, e anche a Napoli si sviluppa un clima di rinnovamento. Nel 1945 Renato Barisani partecipa alla fondazione del Gruppo Sud, insieme a Emilio Notte, Giovanni Brancaccio e altri artisti e intellettuali, con l’obiettivo di superare la pittura naturalista ottocentesca ancora dominante e aprire la scena partenopea alle correnti più contemporanee.
La sua pittura si orienta verso l’astrazione geometrica, con composizioni rigorose ma vitali, capaci di unire logica costruttiva e libertà inventiva. Questo linguaggio, in sintonia con esperienze analoghe sviluppate nell’Italia settentrionale (Como, Milano), assume a Napoli caratteristiche originali: accanto al razionalismo formale si manifesta una luminosità mediterranea, una sensibilità cromatica intensa che contraddistingue il suo lavoro.
Negli anni Cinquanta Barisani entra in contatto con il MAC – Movimento Arte Concreta, nato a Milano nel 1948 per promuovere un’arte non figurativa, costruita secondo principi razionali e progettuali. Pur operando a Napoli, partecipa attivamente a esposizioni e iniziative legate al MAC, trovando in quel contesto un terreno fertile per la sua poetica geometrica. L’esperienza del MAC contribuisce ad ampliare i suoi orizzonti, mettendolo in relazione con artisti e critici impegnati in un discorso europeo sull’astrazione.
A partire dalla fine del decennio, Barisani è inoltre tra i protagonisti del Gruppo ’58, movimento d’avanguardia napoletano nato con l’intento di superare non solo la figurazione tradizionale ma anche l’astrattismo ortodosso, aprendo la ricerca artistica alle contaminazioni con la scienza, la letteratura, il surrealismo e l’automatismo psichico. Insieme ad artisti come Del Pezzo, Di Bello, Persico e Fergola, Barisani partecipa a una stagione vivacissima, che mira a proiettare Napoli in un dialogo autentico con le sperimentazioni europee più avanzate.
Queste esperienze segnano una fase cruciale della sua carriera: Barisani artista non è mai un isolato, ma un protagonista attivo delle dinamiche culturali e artistiche del suo tempo.
Negli anni Cinquanta Barisani espone in rassegne prestigiose come la Biennale di Venezia e la Quadriennale di Roma, consolidando la propria posizione tra i principali interpreti dell’astrazione italiana. Le sue tele mostrano una crescente sintesi formale: la geometria diventa più essenziale, il colore assume un ruolo strutturale, e la composizione si fa sempre più armoniosa.
Parallelamente, approfondisce la dimensione plastica della sua ricerca. Negli anni Sessanta inizia a sperimentare materiali industriali come plexiglass, metalli e superfici riflettenti, anticipando molte delle istanze che saranno centrali nelle ricerche ottico-cinetiche e programmate. La luce diventa parte integrante della costruzione visiva: attraversa e modula le forme, generando variazioni percettive sempre diverse. Le sue sculture non rappresentano oggetti, ma strutture dinamiche che coinvolgono attivamente lo spazio e la percezione dello spettatore.
Questa evoluzione tridimensionale non è una rottura ma la naturale prosecuzione della sua poetica: il rigore progettuale delle prime opere pittoriche trova nella scultura e nell’uso dei materiali moderni una nuova vitalità.
Uno degli aspetti più affascinanti dell’opera di Renato Barisani è la capacità di coniugare rigore geometrico e lirismo percettivo. A differenza di artisti che interpretano l’astrazione solo in chiave teorico-matematica, Barisani mantiene sempre viva la dimensione sensibile: le sue forme pure trasmettono equilibrio e tensione interiore, le sue superfici vibrano di luce e colore. Le opere sono pensate come sistemi aperti, in cui lo spettatore diventa parte attiva dell’esperienza estetica.
Nel corso della sua lunga carriera, Renato Barisani ha avuto un ruolo fondamentale nel portare la scena artistica napoletana verso la modernità. Ha saputo mantenere un dialogo costante con i linguaggi internazionali, senza rinunciare alla propria identità. Oggi la critica e le istituzioni museali riconoscono pienamente la sua importanza storica: retrospettive, mostre antologiche e acquisizioni in collezioni pubbliche ne hanno consolidato la statura.
Dal punto di vista collezionistico, Barisani rappresenta un artista di grande interesse: le sue opere, sia pittoriche sia plastiche, uniscono qualità esecutiva, coerenza progettuale e significato storico. La riscoperta critica degli astrattismi italiani del secondo dopoguerra sta contribuendo a rivalutare la sua figura, rendendolo sempre più presente nei circuiti nazionali e internazionali.
Renato Barisani emerge oggi come un protagonista autentico della modernità artistica italiana. La sua ricerca, iniziata negli anni Quaranta e sviluppata attraverso la partecipazione al MAC e al Gruppo ’58, testimonia un percorso coerente, innovativo e profondamente legato al contesto culturale napoletano. Pittore, scultore e sperimentatore, ha saputo fondere razionalità e poesia, tradizione locale e linguaggi globali, offrendo un contributo decisivo alla storia dell’astrazione in Italia.
Per una galleria d’arte, presentare Barisani significa valorizzare non solo un grande artista, ma anche un capitolo fondamentale della cultura visiva italiana del Novecento — un capitolo che continua a parlare con forza al presente.