Autore:LUCA ( Castellano Luigi )
N. - M. :Napoli, 1923 - Portici, 2001
Tecnica:Collage e smalto su tavola
Misure:130 x 100 cm
Anno:1960
Classificazione: Astratti, Moderni, Altre Tecniche
LUCA Luigi Castellano conseguì la laurea presso la Facoltà di Architettura di Napoli. Sorretto da un’intensa tensione politico-ideale, fu uno degli artefici e protagonisti dell’avanguardia artistica napoletana e svolse un’intensa attività nel campo delle discipline della comunicazione. Il suo percorso si dispiega in un ampio ventaglio espressivo e in numerose iniziative volte al superamento della tradizione artistica napoletana, in una visione di respiro nazionale.
Verso la fine degli anni Quaranta seguì le mostre del “Gruppo Sud” e negli anni Cinquanta si avvicinò al gruppo d’arte Concreta. Nel 1958 espose “Omaggio ad un vecchio samurai”: opera che, aprendosi all’incontro con la pittura nucleare, fu al tempo stesso all’origine del “Gruppo 58”, fondato insieme a Guido Biasi, Lucio Del Pezzo, Bruno Di Bello, Sergio Fergola e Mario Persico. Nel 1959 partecipò al Manifeste de Naples, redasse il manifesto nullista e fondò la rivista Documento Sud, da lui diretta fino al 1961; nel primo editoriale enunciò la volontà di divulgare le nuove esperienze dell’arte e di operare per un migliore futuro del Sud.
Negli anni Sessanta realizzò la serie degli arcipelaghi con l’inserto materico di reti da pesca; dal 1965 iniziò a creare collage con immagini e parole tratte dalla carta stampata, come nell’opera Advenia del 1973, che richiama linguaggi e tecniche della Pop Art e segna l’avvio di una ricerca che integrerà immagine e parola fino alle prove di poesia visiva degli anni successivi. Ha realizzato e diretto numerose edizioni di stampa alternativa — tra cui Linea Sud (1963–1967), No (1969–1971) e Città & Città (1983–1984) — e ha promosso, oltre il “Gruppo ’58”, iniziative come l’“Operativo 64”, il “Gruppo di Linea Sud”, l’“Operativo gruppo studio P.66”, gli “Attivi di Prop, Art” e la “cellula grafica campana della Comune Sud”.
LUCA fu un agitatore che attivava gli artisti nell’opera di azioni comuni contro la loro medesima “rappresentazione”: la sua performatività ribelle agiva fuori e contro la gestione politico-istituzionale dell’“arte di società”. Come scrisse su Documento – Sud: «La nostra coscienza è svincolata nel senso di una perenne rivolta, e la rivolta è volta ad una perenne libertà». La sua voce era stratificata e poliedrica, attraversando riferimenti dall’estrema sinistra organizzata a critiche situazioniste e a suggestioni anarchiche; la provocazione verbale e la declamazione iperbolica furono strumenti costanti della sua azione — tanto da essere ricordato, in aneddoti e testimonianze, come figura capace di “impadronirsi” della conversazione e trascinare interlocutori in due giorni di travolgente discussione.
Nel corso degli anni Settanta ed oltre la sua attività si manifestò in molteplici pratiche: dirige la “Numerosette”, promosse mostre come “La scuola di Napoli”, curò rassegne nella Saletta Rossa della Libreria Guida e promosse la “Prop Art” con mostre-laboratorio e interventi urbani (tra cui l’evento “Politikaction” al Centro Sud Arte di Scafati). Il manifesto Contro l’arte e gli artisti (testo di Luca, con un corrosivo disegno di Geppino Cilento) è espressione della sua invettiva contro la rappresentazione sociale dell’arte e delle sue “tendenze” nell’era capitalistica.
La pratica pittorica di LUCA evolve dal “nuclearismo” iniziale alle reti (le “Trans-o-types”) fino alle mappe segniche e alle “scritture” totemiche: la materia pittorica si contrae e si dilata, i fondi neri lasciano emergere nuclei di colore, le reti da pescatore diventano matrici e le semiografie si trasformano in planimetrie segniche. Le sue riviste, i gruppi, le mostre e le azioni performative costituirono un progetto coerente di attivazione politica della cultura, volto a trasformare l’arte in tessuto connettivo di movimento e militanza.
LUCA operò molto nella città — dalla sua cantina-studio in via S. Tommaso d’Aquino alla Libreria Minerva — e frequentò spazi di formazione e dibattito, tenendo interventi universitari in Semiotica e in Filosofia del linguaggio e insegnando negli Istituti d’arte. Pur dichiarandosi “comunista con la tessera”, restò sempre sensibile alle mobilitazioni extra-istituzionali e alle pratiche operaiste, cercando di coniugare ricerca linguistica e impegno politico in un’unica opera di lotta e di pensiero.